Igiene orale e pulizia dentale nel cane anziano: un gesto di cura

Con l’avanzare dell’età, la salute orale del cane diventa un aspetto sempre più delicato ma spesso sottovalutato. Eppure, una bocca sana è molto più di una dentatura pulita: è una chiave fondamentale per il benessere generale dell’organismo, soprattutto nei soggetti anziani affetti da patologie croniche come diabete e cardiopatie.

Perché l’igiene orale è così importante nei cani anziani?

Nel corso degli anni, placca e tartaro si accumulano sui denti, favorendo la proliferazione di batteri che possono provocare gengiviti, parodontiti e alitosi.

Queste condizioni non solo compromettono la qualità di vita del cane (dolore, difficoltà a masticare, perdita di appetito), ma possono anche avere ripercussioni sistemiche importanti.

I batteri che si sviluppano nella bocca possono infatti entrare nel circolo sanguigno e raggiungere organi vitali come cuore, reni e fegato, contribuendo a innescare o peggiorare patologie preesistenti.

Il cane anziano cardiopatico: una bocca pulita per un cuore più sano

Nel cane con problemi cardiaci, la presenza di infezioni orali croniche rappresenta un rischio reale. I batteri orali possono arrivare al cuore e favorire endocarditi o peggiorare l’infiammazione sistemica, rendendo più difficile il controllo della patologia.

Mantenere una buona igiene orale significa quindi ridurre il carico infiammatorio e proteggere indirettamente il sistema cardiovascolare.

Una bocca sana è un alleato silenzioso per il cuore.

Il cane anziano diabetico: il legame tra zuccheri e gengive

Anche nel cane diabetico la salute orale ha un ruolo cruciale. L’infiammazione gengivale cronica può innalzare i livelli di glicemia, in quanto stimola la produzione di cortisolo e altre molecole che innalzano i livelli di zuccheri nel sangue, rendendo più difficile il controllo del diabete.

Allo stesso tempo, un diabete mal gestito favorisce la crescita batterica e peggiora le infezioni gengivali: un circolo vizioso che può compromettere il benessere complessivo del cane.

Per questo motivo, la cura della bocca è parte integrante della gestione del cane diabetico — al pari dell’alimentazione e del monitoraggio dei valori glicemici.

Come prendersi cura dell’igiene orale del cane anziano

La pulizia orale quotidiana e i controlli periodici dal veterinario sono le basi per mantenere il cavo orale in salute anche in età avanzata.

Ecco alcune buone abitudini:

  • Spazzolatura quotidiana: l’uso di spazzolini e dentifrici specifici per cani è il metodo più efficace per prevenire la formazione di placca.
  • Alimenti e snack funzionali: esistono diete e snack studiati per aiutare a ridurre il deposito di tartaro.
  • Idratazione e masticazione: favorire la salivazione e offrire giochi da masticare appropriati contribuisce alla pulizia meccanica dei denti.
  • Detartrasi professionale: nei cani anziani è essenziale eseguire controlli orali regolari e programmare pulizie dentali in anestesia, con tutte le precauzioni necessarie per l’età e le condizioni cliniche.

Una cura che parte dal rispetto

Spesso si tende a rinunciare alle pulizie dentali nei cani anziani per paura dell’anestesia o perché “ormai sono vecchi”. In realtà, con un’attenta valutazione preoperatoria e protocolli anestesiologici personalizzati, un’accurata pulizia dentale può migliorare notevolmente la qualità e la durata della vita.

Curare la bocca del nostro cane anziano significa garantirgli comfort, salute e dignità — un piccolo gesto quotidiano che racchiude un grande atto d’amore.

Se vuoi approfondire l’igiene orale anche nei nostri amici gatti, leggi il nostro articolo

Invecchiare con cura: perché la visita geriatrica è importante

L’aumento della vita media dei nostri animali da compagnia è uno dei grandi successi della medicina veterinaria moderna.

Una migliore alimentazione, la prevenzione delle malattie e l’attenzione crescente delle famiglie hanno permesso a cani, gatti e persino piccoli animali non convenzionali di vivere più a lungo e in salute.
Ma con l’età che avanza, aumentano anche i bisogni specifici: il corpo cambia, i ritmi si modificano e il rischio di patologie croniche cresce.

È proprio qui che entra in gioco la visita geriatrica veterinaria.

Ma che cos’è una visita geriatrica?

La visita geriatrica non è una “semplice visita di controllo”, ma un momento dedicato ad approfondire lo stato di salute di un animale anziano.

Comprende:

  • un esame clinico accurato;

  • l’analisi del peso e della condizione corporea;

  • la valutazione di denti, occhi, articolazioni e apparato cardiocircolatorio;

  • esami di laboratorio (sangue, urine, eventualmente imaging) per intercettare precocemente malattie silenziose.

In questo modo è possibile individuare i primi segni di invecchiamento patologico, che spesso passano inosservati a casa, e intervenire tempestivamente.

Perché è così importante?

Molte malattie dell’età avanzata — come insufficienza renale, diabete, problemi cardiaci, disturbi cognitivi o artrosi — hanno un decorso lento e inizialmente poco evidente.

La visita geriatrica permette di:

  • diagnosticare precocemente, aumentando le possibilità di efficacia dei trattamenti;

  • personalizzare la dieta e lo stile di vita, adattandoli ai nuovi bisogni dell’animale;

  • prevenire sofferenze inutili, migliorando la qualità della vita quotidiana;

  • accompagnare la famiglia attraverso consigli pratici su gestione, attività fisica e arricchimento ambientale.

 

La forza dell’ approccio integrato: quando natura e scienza si incontrano

 

La geriatria veterinaria non si limita a controlli e farmaci. Oggi disponiamo di strumenti complementari che, se usati in sinergia con la medicina tradizionale, possono offrire un sostegno concreto agli animali anziani. Alcuni esempi:

  • Fitoterapia e integratori naturali: piante e sostanze naturali con azione antiossidante, epatoprotettiva o di supporto articolare possono aiutare a rallentare i processi degenerativi e ridurre l’infiammazione;

  • Agopuntura: tecnica della medicina tradizionale cinese, oggi riconosciuta e applicata anche in veterinaria, che si è dimostrata utile soprattutto per migliorare la mobilità in caso di artrosi, alleviare il dolore cronico e favorire il benessere generale;

  • Alimentazione mirata: una dieta personalizzata, che tenga conto non solo delle esigenze cliniche ma anche della digeribilità e del supporto nutrizionale specifico, può fare una grande differenza.

Questi strumenti non sostituiscono le terapie convenzionali, ma possono diventare un valido alleato per aumentare la qualità di vita, ridurre il dosaggio di alcuni farmaci e accompagnare il processo di invecchiamento con maggiore delicatezza.

Quando iniziare?

Ogni specie e razza ha tempi di invecchiamento diversi. In generale:

  • i cani di taglia grande sono considerati anziani già dai 6-7 anni,

  • i cani di piccola taglia e i gatti intorno ai 9-10 anni,

  • piccoli mammiferi e uccelli possono avere curve di longevità molto variabili.

Il veterinario di fiducia saprà indicare quando programmare la prima visita geriatrica e con quale frequenza ripeterla (di solito ogni 6-12 mesi in base alla singola situazione).

Invecchiare non significa ammalarsi

Accettare che il nostro compagno stia invecchiando non è sempre facile. Tuttavia, l’invecchiamento può essere un processo armonioso, se accompagnato con rispetto e consapevolezza.
La visita geriatrica, unita a un approccio integrato che comprende alimentazione, medicina tradizionale e terapie complementari come l’agopuntura e la fitoterapia, rappresenta la chiave per mantenere alta la qualità di vita anche negli anni più maturi.

Prendersi cura di un animale anziano significa riconoscere il valore del tempo condiviso e accompagnarlo con delicatezza in una fase in cui l’amore, l’ascolto e la presenza diventano la medicina più potente di tutte.

Ti incuriosisce l’agopuntura o vuoi approfondire l’argomento? Leggi il nostro articolo o prenota un consulto.

Buono non significa sano: quando l’appetibilità inganna

Quante volte, osservando il nostro animale mentre mangia con entusiasmo, abbiamo pensato: “Se gli piace così tanto, allora è il cibo giusto!”.
In realtà, non sempre ciò che è appetibile coincide con ciò che è sano e nutriente. Questo vale tanto per noi umani quanto per i nostri amici a quattro zampe.

Per cui sì, “buono” non significa sempre “sano”.

L’inganno dell’appetibilità

L’appetibilità di un alimento è il risultato di odori, sapori e consistenze studiate per stimolare il desiderio di mangiare. Nell’industria del pet food, per esempio, vengono utilizzati appetizzanti naturali o artificiali per rendere i croccantini o gli snack irresistibili.
Ma attenzione: un gusto gradito non è automaticamente sinonimo di equilibrio nutrizionale. Un biscotto dolce è “buono” per noi, ma non rappresenta certo un alimento sano da consumare ogni giorno; allo stesso modo, una pappa che fa impazzire il cane o il gatto non è automaticamente la più adatta alla sua salute.

Il rischio degli alimenti “troppo buoni”

Un animale che si abitua a cibi altamente appetibili può:

  • Rifiutare altri alimenti più salutari, sviluppando una sorta di “capriccio alimentare”;

  • Consumare nutrienti squilibrati, con conseguenze sul peso, sulla digestione e sul benessere generale;

  • Andare incontro a patologie croniche, come obesità, diabete, disturbi renali o intestinali, se la dieta non è bilanciata sul lungo periodo.

Un alimento altamente appetibile può infatti contenere eccessi di grassi o carboidrati semplici, con rischio di squilibri metabolici.

Il gusto immediato può ingannare. Un esempio evidente è l’obesità: molti animali in sovrappeso consumano con avidità alimenti ad alta densità calorica ma poveri di nutrienti funzionali.

Allo stesso modo alcuni snack industriali, pur essendo irresistibili, apportano zuccheri o additivi che non hanno alcuna funzione benefica.

Nei soggetti con patologie (insufficienza renale, diabete, allergie), un alimento “gradito” ma non formulato specificatamente, può aggravare il quadro clinico.

Buono e sano: è possibile?

Sì, ma serve attenzione. Un’alimentazione equilibrata deve unire due elementi:

Piacere – perché il cibo è anche esperienza sensoriale;

Salute – perché il cibo deve sostenere l’organismo e non danneggiarlo.

La chiave è scegliere alimenti adatti alla specie, all’età, allo stato di salute e bilanciati nei nutrienti, con una qualità delle materie prime che garantisca non solo appetibilità ma anche valore biologico.

L’importanza della valutazione nutrizionale

La salute dell’animale dipende dalla composizione biochimica della dieta:

  • Bilancio energetico (calorie introdotte vs fabbisogno reale);

  • Adeguata quota proteica di origine e valore biologico adatto alla specie;

  • Rapporto calcio/fosforo, essenziale per l’equilibrio scheletrico;

  • Profilo lipidico, che deve garantire acidi grassi essenziali senza eccedere in grassi saturi;

  • Vitamine e minerali in quantità tali da prevenire carenze o sovradosaggi.

Questi parametri non sono percepibili dal proprietario: un animale che mangia con entusiasmo non offre alcuna indicazione sull’equilibrio nutrizionale di ciò che ingerisce.

Per questo è fondamentale informarsi e farsi guidare nella scelta dell’alimento corretto da un professionista in nutrizione.

Il ruolo del proprietario consapevole

Come custodi della salute dei nostri animali, spetta a noi discernere tra ciò che li fa “felici sul momento” e ciò che davvero li sostiene nel tempo. Un piccolo premio appetitoso va bene, purché inserito in un quadro nutrizionale equilibrato. L’importante è non confondere il piacere immediato con la salute a lungo termine.

Lo stesso vale quando ci troviamo davanti agli scaffali dei pet shops e dobbiamo scegliere il cibo per il nostro cane o gatto.

Come leggere le etichette: alcuni consigli pratici per non farsi ingannare dal marketing

Per orientarsi meglio tra le scelte commerciali, il proprietario può imparare a leggere con spirito critico le etichette:

  • Ingredienti in ordine decrescente di peso: i primi della lista sono i più presenti. Se cereali o sottoprodotti compaiono ai primi posti, la quota proteica di origine animale potrebbe essere ridotta a favore di quella vegetale;

  • Chiarezza della fonte proteica: prediligi scritte chiare come “pollo disidratato” o “salmone fresco” rispetto a diciture generiche come “carne e derivati”. Di quale carne si tratta? Da quale animale arriva? Si tratta di muscoli, organi o scarti? Scegli sempre ciò che è chiaro e ben specificato;

  • Additivi e appetizzanti: aromi e grassi animali spruzzati in superficie sul cibo secco aumentano l’appetibilità, ma non necessariamente la qualità nutrizionale;

  • Valori analitici: controllare proteine grezze, grassi, fibra e ceneri può dare un’indicazione preliminare sull’equilibrio della dieta, anche se non sostituisce una valutazione professionale;

  • Dichiarazioni nutrizionali: alimenti definiti “completi” devono rispettare i fabbisogni minimi stabiliti da linee guida internazionali (es. FEDIAF).

Il ruolo del veterinario e del nutrizionista

La valutazione della dieta deve basarsi su analisi nutrizionali, anamnesi clinica e stato fisiologico del soggetto (crescita, mantenimento, gravidanza, malattia).

Solo un professionista può distinguere tra alimenti appetibili ma inadeguati e piani alimentari realmente funzionali al benessere a lungo termine.

Conclusioni

Appetibilità e salute non sono sinonimi. Se da un lato un buon grado di palatabilità è necessario per garantire che l’animale assuma l’alimento, dall’altro è fondamentale non confondere il piacere immediato con la qualità nutrizionale. Una dieta correttamente bilanciata deve essere gradita, ma soprattutto adeguata, per prevenire squilibri e sostenere la salute nel tempo.

Quindi “buono” non significa necessariamente “sano”. Il compito di chi ama il proprio animale è andare oltre l’apparenza del gusto e scegliere ciò che nutre davvero. Solo così il piacere di oggi non diventa il problema di domani.

Chiedi una consulenza nutrizionale al tuo veterinario per strutturare un piano alimentare adeguato per il tuo cane e per il tuo gatto.

Se vuoi sapere come nutrire correttamente il tuo cane, leggi il nostro articolo

Omega-3: un aiuto prezioso, non una bacchetta magica

Negli ultimi anni si sente spesso parlare di omega-3 come integratori “miracolosi” sia per l’uomo che per gli animali. In realtà, si tratta di nutrienti fondamentali, ma il loro ruolo va compreso e contestualizzato, senza aspettarsi risultati immediati o risolutivi in ogni situazione.

Cosa sono gli omega-3?

Gli omega-3 sono acidi grassi polinsaturi essenziali: l’organismo non è in grado di produrli da solo e deve assumerli attraverso l’alimentazione.

Le fonti principali sono:

  • Pesce e olio di pesce (ricchi in EPA e DHA, i più biodisponibili per cani e gatti), contribuiscono al normale funzionamento del cuore.

  • Alghe (alternativa vegetale ricca di DHA, contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale), utile anche per animali con allergie.

  • Semi e oli vegetali (come lino e canapa, che contengono ALA, convertito solo parzialmente in EPA e DHA). L’ALA svolge una funzione antiossidante.

I benefici documentati

In medicina veterinaria gli omega-3 sono utilizzati come supporto in diverse condizioni:

  • Salute della pelle e del pelo, in caso di dermatiti allergiche o secchezza cutanea.

  • Benessere articolare, grazie alla loro azione antinfiammatoria nelle patologie croniche come l’artrosi.

  • Sostegno renale, specialmente nei gatti con insufficienza renale cronica.

  • Apparato cardiaco, per il loro ruolo nel supportare la funzionalità cardiaca in alcune patologie.

Omega-3 e omega-6: un equilibrio da rispettare

Gli omega-3 non sono gli unici acidi grassi importanti: anche gli omega-6 svolgono ruoli fondamentali nell’organismo. Il segreto sta nel trovare un equilibrio tra i due, perché entrambi sono necessari, ma devono lavorare insieme in modo armonioso. Un eccesso di omega-6 rispetto agli omega-3 può favorire infiammazione, mentre un giusto equilibrio aiuta a sostenere il benessere generale e salute dell’animale.

Non aspettarti miracoli!

Gli omega-3 sono utili, ma non fanno magie. È bene ricordare che:

  • Non sostituiscono le cure veterinarie.

  • Se la dieta del tuo animale non è equilibrata, gli omega 3 da soli non possono sopperire ad altre carenze.
  • I benefici arrivano nel tempo: servono settimane o mesi per vederne gli effetti.

  • Non tutti gli integratori sono uguali: qualità e dosaggio devono essere scelti dal veterinario.

  • Possono essere utili se inseriti in un’integrazione completa all’interno di un piano terapeutico
  • Un’assunzione eccessiva può causare effetti collaterali, come effetti avversi gastrointestinali, effetti negativi sulla guarigione delle ferite,  potenziale eccesso di nutrienti ed esposizione a tossine, alterazione della funzione immunitaria, effetti sul controllo glicemico e sulla sensibilità all’insulina e interazioni tra nutrienti e farmaci, come ci indica questa fonte scientifica.

Conclusione

Gli omega-3 sono davvero un alleato prezioso per la salute dei nostri animali, ma il loro utilizzo deve essere guidato, consapevole e calibrato sul singolo paziente. Non una bacchetta magica, ma uno strumento in più nelle mani del veterinario e del proprietario attento al benessere del proprio compagno di vita.

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Quando il cane e il gatto rifiutano il cibo: capire l’inappetenza

Il momento della pappa, per chi vive con un cane o con un gatto, è molto più che un semplice “riempire la ciotola”: è un rituale quotidiano fatto di attese, code scodinzolanti, miagolii, abbai, sguardi pieni di fiducia.
Ecco perché, quando il nostro compagno a quattro zampe rifiuta il cibo, dentro di noi si accende subito un campanello d’allarme. È normale preoccuparsi: il rifiuto del cibo, o inappetenza, non va mai sottovalutato.

Ma cosa significa davvero quando cane e gatto smettono di mangiare?

Cos’è l’inappetenza

L’inappetenza è la diminuzione o perdita di interesse verso il cibo.

Può manifestarsi in vari modi:

  • l’animale si avvicina alla ciotola, annusa e si allontana;

  • mangia solo piccole quantità di cibo rispetto al solito;

  • rifiuta del tutto il pasto.

Non si tratta di una malattia, ma di un sintomo che può avere molte cause. Alcune passeggere e banali, altre invece più serie e meritevoli di indagine veterinaria.

Le principali cause di inappetenza

Ogni animale è un mondo a sé, e la perdita di appetito va sempre interpretata nel suo contesto. Tra le cause più frequenti troviamo:

1. Problemi di salute

  • Dolore ai denti o alla bocca: tartaro, gengiviti, stomatiti rendono difficile masticare.

  • Disturbi gastrointestinali: gastrite, parassiti intestinali, infiammazioni.

  • Patologie sistemiche: insufficienza renale, problemi al fegato, pancreatite, infezioni.

  • Dolore o febbre: qualsiasi condizione che provoca malessere può ridurre l’appetito.

2. Cause psicologiche e ambientali

Gli animali, proprio come noi, risentono dei cambiamenti emotivi e ambientali.

Alcuni esempi:

  • un trasloco o un viaggio;

  • l’arrivo di un nuovo animale o di una persona in casa;

  • la perdita di un compagno (umano o animale);

  • rumori forti, lavori domestici, cambi di routine.

3. Cause alimentari

Non sempre la pappa è gradita e l’animale potrebbe rifiutarla per i seguenti motivi:

  • cambio improvviso di marca o tipo di alimento;

  • cibo che non rispetta i gusti personali dell’animale;

  • odore e consistenza diversi dal solito;

  • alimento deteriorato o mal conservato;

  • temperatura del cibo troppo calda o troppo fredda.

 

4. Età e condizioni particolari

  • i cuccioli e i gattini possono essere più sensibili a stress e malattie;

  • gli animali anziani tendono a mangiare meno e possono avere patologie croniche;

  • convalescenza o farmaci possono alterare l’appetito.

 

Quando il cane e il gatto rifiutano il cibo, bisogna sempre indagare e analizzare la situazione a 360 gradi per capire che cosa sta scatenando l’inappetenza.

 

Quando è davvero un campanello d’allarme?

Un cane che salta un pasto ogni tanto, o un gatto che si mostra più selettivo, non sono automaticamente malati. Ma ci sono situazioni che richiedono attenzione immediata:

  • inappetenza che dura più di 24/48 ore anche in assenza di altri sintomi;

  • perdita di peso rapida o visibile;

  • altri sintomi associati come vomito, diarrea, letargia, difficoltà respiratorie;

  • animali molto giovani, anziani o già malati.

In questi casi, la visita veterinaria è indispensabile per capire la causa e impostare la terapia.

Cosa può fare il proprietario a casa?

Nell’attesa della visita, o se si tratta di un episodio lieve e passeggero, ci sono alcuni accorgimenti utili:

  • Osservare e annotare: da quanto tempo l’animale non mangia, come si comporta, se ci sono altri sintomi. Queste informazioni saranno preziose per il veterinario.

  • Creare un ambiente sereno: niente rumori forti o confusione durante il pasto.

  • Non forzare a mangiare: imboccare o insistere può aumentare lo stress.

  • Rendere il cibo più appetibile: scaldarlo leggermente, aggiungere acqua tiepida o un po’ di brodo di carne.

  • Controllare il cibo: assicurarsi che sia fresco e in buone condizioni.

Prevenire è meglio che curare

Non sempre l’inappetenza è prevedibile, ma ci sono buone pratiche che aiutano a ridurre il rischio:

  • mantenere una routine stabile (orari e luoghi dei pasti);

  • effettuare controlli veterinari regolari, soprattutto per gli animali anziani;

  • curare l’igiene orale, fondamentale per il benessere e l’appetito;

  • proporre una dieta equilibrata e graduale nei cambi di alimentazione;

  • prestare attenzione allo stato emotivo dell’animale, evitando stress inutili.

In sintesi

Quando cane e gatto rifiutano il cibo, stanno lanciando un messaggio. Non sempre è qualcosa di grave, ma si tratta comunque un segnale da valutare con attenzione.
Come proprietario, il tuo ruolo è quello di osservare, accogliere i cambiamenti senza allarmismi ma con responsabilità, e rivolgerti al veterinario quando l’inappetenza non si risolve in poco tempo o si accompagna ad altri sintomi.

Prendersi cura dell’alimentazione non significa solo nutrire il corpo, ma anche rispettare le emozioni e il benessere globale del nostro compagno di vita.

Se vuoi sapere come nutrire correttamente il tuo cane, leggi il nostro articolo

Allerta intestino: cosa fare se le feci del tuo cane cambiano

Le feci del cane rappresentano uno specchio dello stato di salute del suo intestino — e non solo. Colore, consistenza, frequenza e odore sono segnali importanti che il corpo del tuo amico a quattro zampe ti invia per farti capire se qualcosa non va.

Ma quando bisogna davvero preoccuparsi? E soprattutto, cosa possiamo fare?

Perché osservare le feci è importante

Anche se può non sembrare piacevole, controllare regolarmente le feci del proprio cane è un gesto di cura fondamentale.

Cambiamenti improvvisi possono indicare:

  • alterazioni della dieta troppo repentine
  • infezioni gastrointestinali
  • intolleranze o allergie alimentari
  • parassiti intestinali
  • stress
  • sbalzi termici e cambi di stagione
  • malattie del fegato o del pancreas

In alcuni casi, le variazioni sono temporanee e innocue, ma è bene sapere quando intervenire.

Le feci di un cane in salute sono di forma cilindrica, compatte ma non troppo dure, di colore marrone, simile al cioccolato. Questi segnali indicano che il suo intestino sta funzionando regolarmente, permettendo un’adeguata assimilazione dei nutrienti.

Cambiamenti da non ignorare

Ecco i segnali che meritano attenzione:

Feci molli o diarrea persistente

Un episodio isolato può capitare (soprattutto dopo un cambio alimentare o un boccone “di troppo” al parco), ma se la diarrea dura più di 24-48 ore, è bene consultare il veterinario. Il rischio è la disidratazione, soprattutto nei cuccioli o nei cani anziani.

Feci dure e secche

Spesso indicano disidratazione o dieta povera di fibre. In alcuni casi possono essere associate a dolori addominali o stipsi cronica.

Presenza di muco

Il muco trasparente può comparire in caso di infiammazione del colon, infezioni o presenza di parassiti.

Sangue nelle feci
  • Rosso vivo: può indicare un’infiammazione o un’irritazione del tratto intestinale inferiore (come il retto o l’ano).
  • Scuro o nero (melena): segnala un sanguinamento nel tratto digestivo superiore (esofago, stomaco, duodeno) e richiede un controllo urgente.
Cambiamento nel colore
  • Feci molto chiare: spesso legato a una variazione nella dieta del cane. Se sono accompagnate da atri sintomi, come letargia o inappetenza, contatta il veterinario.
  • Feci verdastre: potrebbero indicare un’ingestione di erba in eccesso, ma anche un’eccessiva produzione di bile.
  • Feci arancioni o giallastre: possono associarsi a problemi digestivi o a malassorbimento. Questo colore può anche risultare da una dieta ricca di carote o altri alimenti di colore arancione. Tuttavia, se il cambio di colore è improvviso e non correlato alla dieta, è possibile che la causa sia generata da problemi legati alla cistifellea. Anche in questo caso, è preferibile consultare un veterinario per escludere eventuali cause organiche.

Cosa fare in caso di cambiamenti sospetti

✅ 1. Osserva e annota

Segna da quanto tempo sono cambiate le feci, la frequenza, l’aspetto, e se ci sono altri sintomi: vomito, apatia, perdita di appetito, aumento della sete.

Sarebbe utile tenere un diario dove annotare tutte le alterazioni che si manifestano, in modo da valutare anche la periodicità con cui si verificano.

✅ 2. Non cambiare subito alimentazione

Modificare la dieta in modo repentino può peggiorare la situazione. Attendi il parere del medico veterinario prima di agire.

✅ 3. Raccogli dei campioni

Se devi portare il cane dal veterinario, raccogli dei campioni delle feci in contenitori appositi. Saranno utili per eventuali analisi coprologiche.

✅ 4. Contatta il veterinario

Meglio una telefonata in più che una diagnosi tardiva. Il veterinario saprà valutare se si tratta di un problema lieve entità oppure se servono esami approfonditi.

Prevenzione: la salute intestinale parte dalla routine

Per mantenere l’intestino del tuo cane in equilibrio:

  • Offri una dieta di qualità, che sia bilanciata, adatta alla sua età, taglia e stile di vita.
  • Evita gli snack improvvisati, soprattutto fuori casa.
  • Mantieni un’adeguata idratazione.
  • Valuta un supporto con probiotici, se indicato dal veterinario.
  • Effettua controlli delle feci periodici, anche in assenza di sintomi.

In conclusione

Cambiare alimentazione, esplorare nuovi ambienti o attraversare momenti di stress può influenzare la qualità delle feci del tuo cane. Ma quando il cambiamento è persistente o accompagnato da altri segnali, è importante non sottovalutarlo.
La salute dell’intestino è alla base del benessere generale, e tu puoi fare la differenza semplicemente… osservando!

Hai notato cambiamenti nelle feci del tuo cane? Contattaci per una valutazione veterinaria o per un check-up intestinale completo. Prevenire è il primo gesto d’amore.

Scopri di più su come nutrire correttamente il tuo cane nel nostro articolo

Dermatite: un sintomo, tante possibili cause

Chi vive con un cane o un gatto lo sa: vederlo grattarsi in modo ossessivo, agitarsi per il fastidio e perdere pelo è preoccupante.

Una pelle che si irrita, un prurito che non dà tregua sono segnali che spesso ci raccontano un disagio più profondo. Basta osservare con attenzione per capire che qualcosa, nel corpo o nell’anima del nostro animale, sta chiedendo aiuto.

Spesso, dietro questi segnali, si nasconde una condizione tanto comune quanto complessa nei nostri amici cani e gatti: la dermatite.

Ma che cos’è davvero?

La dermatite è un’infiammazione della pelle, che può manifestarsi con prurito, arrossamenti, croste, perdita di pelo, desquamazione e/o cattivo odore.

Ma attenzione: la dermatite non è una diagnosi in sé, bensì un sintomo che può avere numerose origini. Individuarne la causa è fondamentale per poter intervenire in modo efficace.

 

 Dermatite sul muso di un gatto

Quali sono le principali cause di dermatite nei cani e nei gatti?

Vediamo insieme le più frequenti:

🔹Allergia ambientale (atopia): polline, acari della polvere, muffe e altri allergeni possono scatenare una reazione immunitaria e provocare dermatite atopica.

🔹Allergia alimentare: alcuni cani sviluppano intolleranze o vere e proprie allergie a ingredienti presenti nella dieta (proteine animali specifiche, cereali, additivi).

🔹Dermatite da contatto: il contatto con determinate sostanze (es. detergenti, diserbanti, materiali sintetici) può causare infiammazione cutanea.

🔹Parassiti

  • Pulci: la dermatite allergica da pulce (DAP) è una delle forme più comuni. Anche una sola puntura può scatenare una reazione intensa.
  • Acari (rogna sarcoptica o demodettica): causano forme specifiche di dermatite, spesso accompagnate da prurito intenso e/o perdita di pelo localizzata.
  • Pidocchi e altri ectoparassiti: meno frequenti, ma possibili.

🔹Infezioni

  • Batteriche: spesso secondarie a una lesione o a un grattamento prolungato. La piodermite può peggiorare il quadro clinico.
  • Fungine (es. malassezia, dermatofiti): causano arrossamenti, seborrea, prurito e odore sgradevole.

🔹Problemi ormonali, metabolici, immunitari: ipotiroidismo, sindrome di Cushing, disfunzioni ormonali e malattie autoimmuni possono riflettersi sulla salute della pelle e del pelo, rendendo l’animale più soggetto a infezioni e infiammazioni cutanee.

🔹Stress, ansia o noia: anche il benessere emotivo ha un impatto diretto sulla salute della pelle: prolungati stati di stress, noia o ansia possono portare a comportamenti di leccamento eccessivo o grattamento compulsivo, con conseguente irritazione e infiammazione della pelle.

 

                                                         Dermatite sul muso e sotto il collo di un cane

Come si riconosce la dermatite?

I sintomi più comuni includono:

  • Prurito persistente
  • Rossore e infiammazione
  • Zone di alopecia (perdita di pelo)
  • Croste o escoriazioni
  • Pelle ispessita o desquamata

Poiché le cause sono molteplici, solo una valutazione veterinaria può stabilire l’origine del problema.

Dermatite in fase di guarigione sul ventre di un cane

Diagnosi e trattamento

La diagnosi si basa su una visita clinica accurata, supportata da:

  • Esami cutanei (raschiati, citologie, test per funghi o batteri)
  • Test allergologici
  • Dieta ad esclusione in caso di sospetta allergia alimentare
  • Analisi del sangue e test ormonali

Una volta individuata la causa, il trattamento può prevedere:

  • Farmaci convenzionali (antiparassitari, antifungini, antibiotici, antinfiammatori)
  • Cambiamenti nella dieta
  • Prodotti dermatologici per uso topico

Ma a fianco dell’approccio tradizionale, oggi sempre più proprietari scelgono di affiancare una gestione integrata e naturale, per sostenere la salute del cane in modo più completo e duraturo.

 

Approccio integrato alla dermatite: cosa significa?

L’approccio integrato permette di considerare il paziente nella sua totalità, valutando non solo il sintomo ma lo stato di benessere generale.

Solamente partendo da una visione a 360 gradi dello stato di salute dell’animale (anche emotivo) è possibile risolvere la causa del problema, prevenendo le recidive.

Come prevenire dunque la dermatite?

  • Se lavi il cane o il gatto a casa, utilizza shampoo delicati e specifici, evitando lavaggi troppo frequenti e prodotti aggressivi.
  • Offri un’alimentazione equilibrata e bilanciata, ricca di acidi grassi essenziali (omega-3 e omega-6).
  • Proteggi il tuo cane e il tuo gatto dai parassiti con prodotti mirati e sicuri, prescritti dal veterinario.
  • Cura il loro equilibrio psico-emotivo: il benessere mentale si riflette anche sulla salute della cute.

Conclusione

La dermatite è un campanello d’allarme che ci parla del malessere di un organismo. Ascoltarla e interpretarla correttamente è il primo passo per aiutare i nostri amici cani e gatti a stare meglio nel loro equilibrio generale.

Un approccio diagnostico preciso, unito a una visione integrata e personalizzata, può fare davvero la differenza, soprattutto nei casi cronici o recidivanti.

Se il tuo cane o il tuo gatto soffrono di problemi cutanei ricorrenti, ti consigliamo di prenotare una visita: possiamo valutare insieme il percorso più adatto con il supporto di figure esperte in alimentazione e medicina integrata.

Scopri di più su come proteggere il tuo cane e il tuo gatto dai parassiti esterni nel nostro articolo

Forasacchi: un pericolo insidioso per cani e gatti

Con l’arrivo della bella stagione, aumentano le passeggiate all’aperto e il tempo trascorso in giardino o nei parchi. Ma proprio in questo periodo si fa più concreto un pericolo spesso sottovalutato e molto insidioso: i forasacchi.

Che cosa sono?

I forasacchi sono le spighe di piante graminacee selvatiche, comunemente presenti nei prati, ai bordi delle strade o nei campi incolti. Quando si seccano, queste spighe si staccano facilmente dalla pianta e si trasformano in veri e propri “arpioni” vegetali, dotati di piccole spine che impediscono loro di tornare indietro una volta penetrati nei tessuti. A causa della sua conformazione, il forasacco può impiantarsi nella pelle o entrare in determinate zone, addentrandosi sempre di più. Questo spiega perché essi siano così particolarmente insidiosi per la salute dei nostri amici a quattro zampe.

Perché sono pericolosi?

La forma appuntita dei forasacchi permette loro di infilarsi con estrema facilità nella cute e nelle cavità naturali degli animali, causando infezioni, infiammazioni, fistole e talvolta danni molto gravi se non individuati tempestivamente.

Le zone più colpite sono:

  • Orecchie: possono penetrare nel condotto uditivo, causando otiti acute con conseguenti scuotimento della testa, dolore e secrezioni. Se non vengono tolti in tempo, si può arrivare alla perforazione del timpano.
  • Naso: provocano starnuti violenti, sanguinamenti e difficoltà respiratorie.
  • Occhi: irritano la congiuntiva e, nei casi peggiori, causano ulcere corneali.
  • Zampe e spazi interdigitali: possono causare ascessi e fistole dolorose, con conseguente zoppia e leccamento insistente.
  • Cute: si insidiano sottopelle, dando origine a gonfiori e tragitti fistolosi.

Ferita nella zampa causata da un forasacco

Cani e gatti sono entrambi a rischio?

Sì, anche se i cani sono più frequentemente colpiti per via delle passeggiate in aree verdi. Tuttavia, anche i gatti, soprattutto quelli che vivono o hanno accesso all’esterno, non sono immuni: il rischio aumenta nei soggetti con pelo lungo o riccio, che trattiene più facilmente le spighe.

Estrazione di un forasacco

Come prevenire?

Ecco le azioni che devi fare se vuoi salvare il tuo cane e il tuo gatto da questo nemico insidioso:

  • Controllare il pelo dopo ogni uscita, soprattutto tra le dita, nelle orecchie, sotto le ascelle e attorno agli occhi. Spazzolare il pelo è un’altra azione utile per districare e togliere eventuali corpi estranei prima che vadano in profondità.
  • Durante le passeggiate, evitare le zone infestate da erba alta e secca, soprattutto tra giugno e settembre.
  • Tenere pulito il giardino di casa rimuovendo le graminacee secche.

Quando consultare il veterinario?

Se noti uno o più di questi segnali:

  • Scuotimento continuo della testa o testa inclinata da un lato
  • Starnuti frequenti o sanguinamento dal naso
  • Zoppia improvvisa o leccamento insistente di una zampa
  • Gonfiori anomali o secrezioni cutanee
  • Occhio chiuso, arrossato o lacrimante

Non aspettare, ogni minuto conta! Se sospetti la presenza di un forasacco e il tuo animale mostra uno dei sintomi sopra indicati, prenota subito un controllo veterinario.

Scopri altri pericoli dell’estate nel nostro articolo